Palermo, Mauri: "Si viene qui a prescindere dalla categoria. Mi aspetto grande spinta dalla gente"

22.08.2019 09:13 di Aldo Sessa   vedi letture
Juan Mauri (a destra)
TuttoPalermo.net
Juan Mauri (a destra)
© foto di Giuseppe Scialla

Juan Mauri, centrocampista del Palermo, è stato intervistato dal Giornale di Sicilia, trattando tematiche quali l'arrivo in rosanero, il ritiro con i nuovi compagni del rapporto col fratello minore José e tanto altro. Ecco quanto evidenziato da TuttoPalermo.net: "Ero in Argentina, in vacanza, avevo 4-5 richieste importanti dalla Serie C. Una domenica, il mio procuratore (Dino Zampacorta, ndr) mi ha chiamato dicendomi di avere avuto un contatto col Palermo. Il lunedì mattina ho preso l’aereo e martedì sono arrivato. Il Palermo è il Palermo, a prescindere dalla categoria. Mi aspettavo una chiamata importante per l’annata che ho fatto ed è arrivata. È stato facile per me dire di sì. Puntiamo alla C, questo mi ha convinto. Quando sei in una squadra così grande, l’unica cosa a cui pensare è questo. A Palermo sono già stato alcune volte. Principalmente in aeroporto, quando giocavo all’Akragas, poi ho visto anche un Palermo-Milan al ‘Barbera’ nel 2016, ma vinse il Milan. Coi rossoneri sapevo a cosa andavo incontro. Sono stato realista, due giorni dopo essere arrivato in Italia sono andato all’Akragas. Già nove anni fa, quando mio fratello venne qui, ho avuto l’opportunità di giocare nel calcio italiano, ma non me la sono sentita. Senza il Milan, però, penso che non sarei mai venuto qui. José? È lui mio fratello, non viceversa (ride, ndr). A me però fa piacere che sia più forte e sia arrivato al Milan. È più piccolo di me di otto anni, spero che abbia iniziato a giocare per seguire le mie orme. Siamo legati, ma siamo due persone diverse: io sono più tranquillo. La domenica in cui mi hanno contattato dal Palermo siamo stati al telefono per mezz’ora e mi ha detto che mi sarei trovato in una grande squadra. L’obiettivo di giocare contro di lui non l’ho mai avuto. Magari insieme, in Argentina, tra dieci anni. Io sono del River, lui è del Boca. Stessa cosa tra mia madre e mio padre, anche se tifiamo tutti per la squadra della nostra città, il Ferro Carril Oeste. Gli altri argentini? Dellafiore è praticamente italiano: Santana ha vissuto più anni in Italia che in Argentina, però anche lui beve il mate qui. Diciamo comunque che il Palermo in Sudamerica è conosciuto tanto per i tanti campioni come Dybala, Pastore, Vazquez e CavaniNon ho un idolo, ma mi piaceva vedere giocare Zidane, Riquelme e Pirlo. Mi piace questo tipo di centrocampista, che sa sempre cosa fare col pallone. Gente che fa la differenza con un tocco. Io ho sempre giocato a centrocampo: a due, da solo, da mezzala sinistra. Alla Paganese ho giocato da interno mancino. Martin? È troppo forte, per me la sua presenza è uno stimolo. La prima volta che l’ho visto ho pensato ‘m… quanto è forte‘, ma credo che possiamo giocare insieme. Basta adattarsi. Pergolizzi? Mi rendo conto che è una bella sfida anche per lui e per i tanti compagni palermitani, ci fanno sentire questa voglia in più che hanno. È stato bello vedere duemila persone per la prima amichevole, ma me l’aspettavo. Spero che la gente possa dare una spinta decisiva. Penso che tutti i giocatori debbano sognare, ho trent’anni ma mi sento benissimo. Lo scorso anno ho giocato 35 partite e non ho avuto alcun problema. Può essere un’occasione importante per continuare a migliorare".