Palermo, nasce la nuova Favorita

Un parco multifunzionale, un “quartiere vegetale” che cuce insieme funzioni ambientali, economico-produttive, sportive e ricreative: la Real Riserva della Favorita, il polmone verde di Palermo, si prepara a vivere una nuova vita. Il suo cuore è il Piano di fattibilità redatto dal gruppo di studio e di lavoro nominato un anno fa dal sindaco di Palermo Roberto Lagalla e coordinato dall’agronomo e paesaggista Giuseppe Barbera, come riporta il sito del Comune di Palermo.
“La rigenerazione del Parco della Favorita è uno degli obiettivi posti da questa amministrazione comunale, quello di restituire alla città un polmone verde riqualificato e rivalorizzato con tutte le caratteristiche per diventare un punto di riferimento e di attrazione turistica dell’intero territorio regionale – dice Roberto Lagalla, sindaco di Palermo -. Ringrazio il professore Barbera, gli assessori e tutto il team di esperti che ha lungamente lavorato a questo importante progetto e continuerà a farlo anche nei prossimi mesi”.
“Lo studio di fattibilità per la Grande Favorita agisce come un vero e proprio disegno di riconnessione del parco alla città attraverso quattro dimensioni: la conservazione e uso del patrimonio ecologico, il restauro e la valorizzazione del patrimonio storico-architettonico, la dotazione di servizi e luoghi per attività culturali, sportive, educative, conviviali e il ridisegno di una mobilità sostenibile – interviene l’assessore alla rigenerazione urbana, Maurizio Carta, i cui uffici hanno coordinato tutte le attività -. La Favorita, quindi, nella visione della Giunta Lagalla e del gruppo di lavoro che l’ha concretizzata, sarà un vero e proprio “quartiere vegetale” della città, un luogo da vivere in tutto lo spettro delle attività, godendo della sua bellezza e dei suoi servizi, avendone cura e ricevendone benessere”.
“La Favorita è un complesso mosaico paesaggistico di trecento ettari - spiega Giuseppe Barbera - un unicum dal fascino assoluto che può diventare uno dei parchi più belli d’Europa. E un’opportunità turistica straordinaria che i privati dovranno saper cogliere. Penso alla gestione degli agrumeti e frutteti urbani, ma anche a investimenti per la promozione. E si dovrà costruire un organismo di gestione pubblico-privato, coinvolgendo associazioni, enti del terzo settore, università, che possa accedere a bandi internazionali”.
Il pool di esperti per un anno ha analizzato, mappato (anche tramite drone), messo su carta le mille anime diverse del Parco nato alla fine del XVIII secolo per volontà di Ferdinando di Borbone, appassionato cacciatore e sperimentatore di tecniche agricole, che trasforma la distesa “arida e pietrosa”, la “conca di squallore” ai piedi di Monte Pellegrino in una riserva reale ispirata alle sue tenute campane, ma anche ai grandi parchi europei; nel 1996 la Regione istituirà la Riserva naturale orientata Monte Pellegrino, la Favorita fa parte della Zona B.
Il “Piano di fattibilità” presentato dal pool di esperti sarà propedeutico al nuovo Piano d'uso che seguirà l'iter di approvazione al Comune e alla Regione. Nell’attesa partono già i primi interventi, per dieci milioni di euro del Piano operativo del PN Metro Plus e Città Medie Sud 2021-2027 , compatibili con il Piano d’uso vigente, compresi in quella parte della Riserva che è stata chiamata “Favorita monumentale”, quella con la più forte presenza di immobili di pregio storico e artistico.
Ed è stato selezionato il gruppo di progettazione, tra sette proposte giunte in Comune che ha bandito la gara, importo a base d’asta poco più di un milione di euro.
Tra i primi interventi del PON Metro, il restauro e la riattivazione delle quattro torri della Via dell’Acqua (la ciminiera, la torre dorica, la stele egizia con l’abbeveratoio, la fontana dell’Ercole Farnese); il recupero del “catusato” (l’acquedotto) di dodici chilometri progettato dal Marvuglia, e del grande serbatoio borbonico nascosto vicino all’ulivo monumentale.
Il punto di accoglienza sarà a Case Rocca (probabilmente l’ex caseificio della Real tenuta), mentre i magazzini borbonici vicino all’ulivo secolare (dove si trovava la cantina reale) ospiteranno un hub con coworking, caffetteria, servizi, bike sharing: dove leggere un libro, riposarsi, sostare, un sito con un sistema energetico autonomo, sostenibile e carbon free.
La Palazzina Cinese dovrà ricollegarsi con la Città dei ragazzi e si riconnetterà al Museo etnografico Pitrè, attraverso il passaggio sotterraneo delle “cucine reali” di casa Borbone, per costituire un hub culturale e ricreativo e ricostituire quel sistema di giardini che si susseguono da piazza Niscemi a Città dei Ragazzi. Non esiste infatti un altro luogo nel mondo in cui leggere, tutta d’un fiato, la storia dei giardini europei. In poco più di mezz’ora si incontrano un giardino rinascimentale all’italiana, il merletto di siepi di un parterre alla francese alle spalle della Casina Cinese, un giardino romantico all’inglese con tanto di ingrottati e artifici nel giardino della Città dei Ragazzi, l’agrumeto mediterraneo e la lecceta artificiale di Bosco Niscemi.
Verranno recuperati gli antichi agrumeti e le strutture di irrigazione, le saje, le gebbie, il “firriato” che circondava il parco; e in parte, anche la lecceta. Le ex scuderie reali, poi magazzini del sommacco, oggi Casa Natura (dove è presente un campo di germoplasma con le specie e le varietà della tradizione frutticola della Conca d’Oro) continueranno a ospitare uffici e il piccolo museo della tradizione contadina; e nello stesso tempo diverranno un hub per le strutture sportive e didattiche. I due torriglioni, già restaurati, diventeranno punti panoramici. L’area degli ex Campi Malvagno, parzialmente rimboschita grazie ai fondi del “Decreto Clima”, manterrà la sua anima sportiva e sarà accessibile sia dal vivaio comunale che da via Fondo Trapani (per evitare l’attraversamento del parco).
L’ex campo nomadi, una volta bonificato, diventerà uno spazio inclusivo ispirato al progetto europeo “Play for all” con giochi accessibili, attività didattiche e sportive, utilizzando materiali riciclati e riciclabili: prevista la realizzazione di un parcheggio alberato interrato, con pavimentazione drenante, destinato a circa quattrocento auto, sostenibile e soprattutto, invisibile.
Un capitolo a parte sarà dedicato all’archeologia militare, con il progetto di recupero e bonifica delle Cisterne Nervi, realizzate nel 1935 per lo stoccaggio di carburante navale e oggi testimonianza unica di architettura bellica nel cuore del parco. Si prevede che l’area, di proprietà della Marina militare, venga valorizzata attraverso un accordo istituzionale per la fruizione di almeno una cisterna e con la creazione di un itinerario che colleghi alle casematte e al poligono della Seconda Guerra Mondiale.
LA STORIA DELLA REAL FAVORITA.
Un Parco frutto di un’idea visionaria, nato per rispondere all’esigenza di accogliere la grande passione del re Ferdinando III di Borbone, la caccia, ma che rappresenta uno straordinario complesso naturalistico, paesaggistico, produttivo, monumentale, culturale, oltre che un luogo di sperimentazione delle più moderne tecniche agricole.
Nasce alla fine del XVIII secolo quando Ferdinando, fuggito nel 1798 dai moti rivoluzionari di Napoli, si rifugia a Palermo con la moglie Maria Carolina d’Austria, sorella di Maria Antonietta di Francia (appena ghigliottinata a Parigi). Questo suo primo soggiorno sarà di pochi mesi, ma ritornerà in seguito e resterà fino al 1815.
Nel primo periodo il sovrano decide di ricreare le sue tenute in terra campana e riceve (o acquista) dalle famiglie aristocratiche palermitane, diversi appezzamenti parte della Piana dei Colli. Ferdinando ama la caccia, l’allevamento e l’agricoltura, Maria Carolina adora i giardini e si è innamorata della Casina in stile cinese: la “Favorita” – sull’esempio del natìo castello asburgico di Schönbrunn, ma che nel nome richiama la Real Villa Favorita di Ercolano - nasce velocemente, Ferdinando fa spianare depressioni, cave e grotte, apre strade, viali alberati, posiziona statue classiche, boschetti, fontane, obelischi. Organizza un giardino all’inglese, uno all’italiana, uno alla francese e una pépinière (vivaio), irrigati dall’acqua del Gabriele che arriverà tramite un innovativo acquedotto di 12 chilometri.
La sua versatilità (estrosa per molti, rivoluzionaria per altri) lo porta a costruire un caseificio, una cantina, a coltivare agrumi e verdure (che coglieva e irrigava personalmente). Il re volle anche un labirinto per inseguirvi i cortigiani, e il Marvuglia ne progettò un secondo accanto alla palazzina cinese.
Oggi la Favorita è di poco meno di 300 ettari, 142 dei quali sono coperti da boschi; i giardini ornamentali hanno una superficie di circa 31 ettari, il resto (circa 25 ettari) è terreno agricolo. Le aree costruite sono marginali e includono edifici storici ed edilizia rurale da riconvertire o da demolire.